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Mettere nella cioccolatiera, meglio se di rame, una parte di caffè,
una di cioccolata liquida e una di panna o latte. Portare a ebollizione
frullando sempre finche si formi una bella schiuma.
E’ ottima anche fredda d’estate, ma allora conviene farla col latte
e non con la panna. Per avere un risultato storicamente perfetto,
bisognerebbe usare il frollino di legno.
Qualcuno sostiene che uno dei primi «terroni» venuti a Milano in cerca di fortuna fu il Barbaja. Ma anche se fu
napoletano d’origini (e non ne ho trovata la dimostrazione) egli nacque aMilano nel 1778. In ogni modo di fortuna
ne trovò, e molta, ed è doveroso riconoscere che anch’egli fece parte delle fortune di Milano. Scrisse il Rovani:
«Quest’uomo che aveva cominciato la sua carriera col fare il guattero nei fondaci delle bottiglierie; poi sospinto
dal suo genio, nell’anno stesso in cui Volta inventò la pila scoperse l’alto segreto di mescolare la panna col caffè e
la cioccolata, onde nella imperitura parola di “barbajada” (non traducibile in barbugliata, come osarono parecchi
scrittori), si fece un monumento più saldo del granito». Come usava allora, il caffè era una specie di piccolo club,
dove la gente passava il suo tempo per incontrarsi con gli amici e magari contrarre affari, e non solo per sorbire una
tazza di caffè o di capillare, di assenzio o di scottum, le bevande di moda. Il Barbaja, che era un bellissimo uomo,
il che non guasta, cominciò il suo lavoro al Caffè dei Virtuosi, all’angolo tra Piazza della Scala e via Case Rotte, e
seppe tenere occhi e orecchi tanto bene aperti che diventò in un primo tempo gestore dei giochi d’azzardo nel ridotto
dellaScalaedeimaggioriteatridiMilanoeNapoli,epoiaddiritturaimpresariodiBellini,Rossiniedaltri,legandoil
suo nome a quello di molte opere celebri date in quegli anni alla Scala. Tornando alla barbajada, forse il suo autore
la compose per «tegni’ su la cappella del stomigh» a quegli artisti che avevano bisogno di qualcosa di corroborante
prima di intraprendere uno sforzo fisico e mentale non indifferente senza troppo appesantire lo stomaco, visto che
dovevano attendere la fine dello spettacolo per pranzare, ma è certo che la trovata fu geniale. Samarani fu l’ultimo
caffè milanese famoso per il modo di prepararla: ora la si prepara solo nelle famiglie veramente milanesi.
La barbajada